ATTENZIONE

TUTTO CIO' CHE TROVATE IN QUESTE PAGINE ED IN ALTRE DEL BLOG, E' UNICAMENTE UNA DESCRIZIONE SOMMARIA DELLE TECNICHE E PERTANTO NON PUO' COSTITUIRE IN ALCUN MODO UN MANUALE.
CHI E' INTERESSATO AD USCITE SU ROCCIA RICORDI CHE E' NECESSARIO FREQUENTARE APPOSITI CORSI DI PREPARAZIONE ORGANIZZATI DALLE SCUOLE DI ALPINISMO.
L'ARRAMPICATA E L'ATTIVITA' ALPINISTICA IN GENERE SONO ATTIVITA' SEMPRE POTENZIALMENTE PERICOLOSE!

sabato 22 maggio 2010

TECNICHE DI ARRAMPICATA:

Molteplici sono le tecniche di arrampicata, anche a seconda che si tratti di una parete, di una fessura, di un camino ma tutte concordano nel fatto ceh arrampicare bene e con sicurezza, significa armonia di movimento e alternanza continua tra trazione e spinta verso l'alto.

Gambe e braccia sono eguelamente impegnate per fare avanzare il corpo, le gambe svolgono prevalentemente un lavoro di spinta, di elevazione, come pure le braccia che hanno inltre il compito di impedire al corpo di avvicinarsi troppo alla parete. La buona distribuzione del peso fa si di avere un buon equilibrio, la padronanza del corpo, l'agilità, il buon uso delle gambe e anche una pò di forza, danno come risultato una arrampicata sicura ed elegante. E' fondamentale studiare i movimenti da eseguire prima di effettuarli, cercando sempre di usare al meglio i piedi che con la loro spinta fanno risparmiare un sacco di energie. I movimenti dovrebbero essere eseguiti con calma, questo presuppone di avere le idee chiare sul percorso da seguire, un eccessivo lavoro di braccia deriva fondamentalmente da una scarsa fiducia nella capacità di tenuta dei piedi. Nell'arrampicata in parete il corpo deve rimanere davanti alla roccia sciolto e disteso il più possibile. Il peso del copro grava sulle gambe che vanno tenute divaricate. I piedi vanno tenuti con il pallone inclinato verso il basso e leggermente ruotati verso l'esterno sostenuti sui polpastrelli. Una corretta posizione tiene il corpo lontano dalla roccia e ciò permette di essere meno legato nei movimenti e di poter vedere più facilmente quali potranno essere le prossime prese che non devono essere mai caricate verso l'esterno ma in direzione parallela a quella della roccia. Tanto più esternamente si usano gli appoggi, tanto migliore è la posizione del baricentro del corpo. Con sposrgenze di roccia molto sottili può essere utile usare le dita cui si sovrappone il pollice come sostegno. Costole (canne) verticali possono essere afferrate con una presa a tenaglia.

Talvolta i buchi o le fessure consentono di incastrare le dita, la mano o il pugno ciò alleggerisce la muscolatura dell'avabraccio. Bisogna evitare di allungarsi troppo con le mani o con i piedi per non limitare la possibilità di movimento, specie in traversi, perchè ciò potrebbe portare ad una rotazione del corpo verso l'esperno. Pareti verticali e con appigli piccolissimi non consentono posizioni di riposo, tratti di arrampicat molto lunghi possono stancare sopratutto i muscoli dell braccia e provocare crampi. in questo caso è opportuno tenere le braccia distese il più possibile.
Anche la tensione dei muscoli ogni tanto va allentata, il metodo migliore consiste nel tenere un braccio disteso su un buon appiglio, mentre l'altro viene ripetutamente scosso verso il basso. Ciò provoca l'apporto di sangue ricco di ossigeno e si favorisce la ripresa muscolare, ovvio che l'operazione va ripetuta sull'altro braccio. Quando si arrampica in aderenza ,bisognerebbe tenere il sedere più lontano possibile dalla roccia mentre il corpo dovrebbe essere il più verticale possibile sulla linea che faccia esercitare la maggiore pressione del baricentrodei piedi sulla roccia. Bisogna evitare il più possibile, quando si è in aderenza, la posizione distesa alla ricerca di lontani appigli perchè variando di molto l'angolo di pressione sui piedi aumenta in modo esponenziale il rischio di scivolare via. Se proprio gli appigli sono lontani allora è meglio utilizzare "la corsa" ovvero mentre le mani restano sugli appigli più bassi, i piedi salgono velocemente dandoci poi la possibilità di alzare le mani molto più in alto della posizione precedente.
Molto più complicata l'aderenza di mani, che è materia per veri esperti e quindi non la esaminiamo per il momento. Quando si arrampica in aderenza è difficile che il movimento verso l'alto sia reversibile, per cui è fondamentale sapere come dobbiamo muoverci altrimentio la "scivolata" diventa inevitabile. Lo scambio di appigli, la sovrapposizione dei piedi o un movimento affrettato alzano sensibilmente il rischio di una caduta.
Come sempre in arrampicata la calma e l'equilibrio (anche interiore) sono il presupposto per salire in sicurezza.
Diversa è l'arrampicata in opposizione o con metodo "Dulfer", che si basa sull'opposizione tra la trazione delle braccia e la spinta dei piedi. Questa tecnica si usa per lo più lungo fessure, costoni, o nell'angolo di fondo di un diedro, sfruttando la contrapposizione delle forze tra gli arti inferiori e superiori e dal momento che la trazione esercitata dalle braccia è notevole questa tecnica richiede una buona forza.
La tecnica del'incastro in fessura varia a seconda della dimensione delle fessure stesse. In alcune fessure sottili si possono incastrare le dita in vari modi, questi incastri di solito provocano un discreto dolore ma possono essere molto efficaci per aiutare la progressione. In fessure più grandi si potrà incastrare tutta la mano anceh facendola ingrossare con l'ausilio del pollice.
Per incastre un piede bisognerà prima infilarlo nella fessura a mo' di coltello per poi girarlo dentro la stessa. Nelle fessure ancora più grandi si potrà incastrare il gomito, l'intero braccio, la gamba.
Se addirittura si può incastrare l'intero corpo allora saremo in presenza di un "camino".
Le tecniche di risalita di un camoni sono diverse a seconda ovviamente della larghezza dello stesso, quindi si potrà salire in opposizione piuttosto che in spaccata.
Si parla invece di ristabilimento quando con un movimento ampio si porta contemporaneamente il piede sullo stesso appiglio usato dalla mano.
Un aggancio di piedi lo si effettua invece quando con uno degli arti inferiori si incastra o si aggancia un appiglio per riposarsi o per aiutare la progressione, questo movimento si effettua quasi esclusivamnete su grandi strapiombi (e quindi forse non da noi....)
Quanto detto vale sopratutto su vie di medio bassa difficoltà perchè su vie di difficoltà elevate esistono tutta una serie di "trucchi" che superano le normali tecniche di arrampicata.
Da non dimenticare, come al solito che tutto ciò che abbiamo scritto non sono altro che indicazioni di carattere "generale" e devono essere accompagnate dall'allenamento, la passione, l'esperienza e magari da un buon lavoro in palestra, meglio ancora se sotto la guida di un esperto.